Le storie vergognose delle agenzie dell’Onu

UNRWA e AIEA disposte a qualunque fallimento pur di andar contro a Israele

Ugo Volli
Ugo Volli
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pregiudizio antisraeliano

Le storie vergognose delle agenzie dell’Onu

UNRWA e AIEA disposte a qualunque fallimento pur di andar contro a Israele

Le organizzazioni internazionali, molti pensano, avranno molti difetti, saranno inefficienti e magari corrotte, magari i loro dipendenti abusano della posizione per commettere crimini orribili che non sono puniti  ma sono sopra le parti, hanno la fiducia della popolazione e fanno solo bene: dunque vanno sostenute. Sarebbe bello che fosse così, peccato che non sia affatto vero.  Ci sono tante vecchie storie a questo proposito, dal brindisi del comandante delle truppe dell’ONU a Sebrenica fino al ruolo inglorioso dei presidi dell’Onu intorno a Israele. Ma vale la pena di citare due storie recentissime, che hanno avuto scarsa eco sulla stampa.

La prima riguarda l’UNRWA, che ha appena fatto fuggire da Gaza la maggior parte dei suoi principali dirigenti a Gaza (dove è la sua sede centrale), perché essi avevano subito minacce alla loro vita. Dunque evidentemente l’agenzia non è tanto amata dai suoi clienti arabi e neppure dai suoi dipendenti (per lo più anch’essi palestinisti), salvo quando dispensa denaro e ospita le istallazioni terroriste. Evidentemente essa è identificata da questa popolazione che pretende di proteggere con i suoi nemici, inclusi gli Stati Uniti che le ha giustamente tagliato i fondi. E’ un bancomat e un santuario per armi e posti di comando. Si capisce che serva ad Hamas per vari scopi, ma ha davvero un seno umanitario? Ma c’è un’altra domanda da porsi se si vuol capire come stanno davvero le cose sul campo: dove sono fuggiti i dirigenti dell’UNRWA? Ma in Israele, naturalmente, a casa del cattivo occupante, che dunque dà sicurezza anche a loro…

Il secondo episodio riguarda un’altra agenzia dell’Onu, l’AIEA ancora più delicata perché è incaricata di vigilare sugli accordi nucleari compreso quello con l’Iran. Nel suo discorso all’Onu che potete leggere qui, Netanyahu non ha solo rivelato un nuovo deposito di materiale nucleare iraniano a Teheran, che rentra nel progetto degli ayatollah di realizzare la bomba atomica; ha anche detto di aver fatto conoscere da tempo inutilmente la sua esistenza e quello di altri luoghi segreti che fanno parte del progetto di armamento nucleare iraniano proprio all’IAEA e ha fatto appello personalmente al suo presidente  Yukiya Amano perché provveda finalmente a fare le ispezioni necessarie a rivelare la trasgressione iraniana.

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L’opaca e burocratica, se non apertamente complice risposta dell’AIEA fa veramente impressione:

“L’agenzia invia ispettori ai siti e alle sedi solo quando necessario […] L’agenzia utilizza tutte le salvaguardie rilevanti per le informazioni a sua disposizione ma non prende alcuna informazione al valore nominale … Tutte le informazioni ottenute, anche da terze parti, sono soggette a una valutazione rigorosa e valutate insieme ad altre informazioni disponibili per arrivare a una valutazione indipendente sulla base delle competenze proprie dell’agenzia. Al fine di mantenere la credibilità, l’indipendenza dell’agenzia in relazione all’implementazione delle attività di verifica è di fondamentale importanza”

In sostanza un modo particolarmente intricato di dire “no, le vostre informazioni non le vogliamo”. Perché no? Per “indipendenza”. Come stiano poi i fatti, non conta. Perché come rileva una nota dell’ufficio del Primo Ministro di Israele, l’AIEA nei siti indicati da Israele non ci ha mai messo piede e non lo sta facendo neppure ore, mentre basterebbe andare da quelle parti con un misuratore di radiazioni. Ma la risposta, dopo questo dialogo pubblico, continua a essere no. Più che di svolgere il proprio lavoro, a ll’AIEA interessa non essere avvicinata a Israele. Come quegli atleti musulmani che si ritirano pur di non incontrare atleti israeliani. Chiamatelo, se volete, razzismo.

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