La Fifa ha sospeso per un anno il presidente della federazione, Jibril Rajoub, per le sue parole contro Lionel Messi prima della partita amichevole che si sarebbe dovuta giocare tra Israele e Argentina a Gerusalemme prima dell’inizio del Mondiale in Russia.
La Federcalcio palestinese si è detta “molta sorpresa”, ritenendo che la decisione presa è “sproporzionata e assurda”.
Diametralmente opposto il commento del ministro della sicurezza israeliano Gilad Erdan, secondo cui Rajoub “ha ripetutamente usato minacce e incitamento al terrore per raggiungere i suoi obiettivi politici”.
Torniamo indietro all’inizio del giugno scorso. Prima della spedizione mondiale, l’Argentina ha in programma un’amichevole contro Israele da disputarsi a Gerusalemme, la capitale in cui da pochi mesi gli Usa hanno spostato la propria ambasciata. La decisione americana ha focalizzato le attenzioni del Medioriente per mesi, dividendo media e opinione pubblica.
Israele è orgoglioso di ospitare una nazionale così prestigiosa come quella argentina, vincitrice di due Mondiali, nella propria terra e nella propria capitale.
Tutto questo però è inaccettabile per il mondo palestinese, sempre attento a cavalcare il sentimento calcistico in chiave politica. E allora ecco l’attacco frontale del massimo responsabile del calcio palestinese, Jibril Rajoub, nei confronti di Lionel Messi:
“Leo è un simbolo di pace e amore, gli chiediamo di non partecipare ai crimini dell’occupazione israeliana. Il governo israeliano sta cercando di dare una portata politica ad un evento sportivo insistendo sul fatto che si giocherà a Gerusalemme. Lanciamo una campagna contro la Federcalcio argentina, Messi ha molti milioni di fan nei Paesi arabi e musulmani: se scenderà in campo contro Israele, chiediamo a tutti di bruciare le sue magliette e i suoi poster”.
Risultato? L’Afa (Federcalcio argentina) blocca tutto: la partita non si disputerà più per motivi di ordine pubblico. La verità è che la paura vince sull’agonismo e sulla tenacia per cui è noto il calcio argentino, che vengono spazzati via tra le lamentele israeliane.
Dopo mesi di indagini il comitato disciplinare della Fifa ha optato per la sospensione di Rajoub, che è anche presidente del comitato olimpico della Palestina, e per una multa di poco meno di 18mila euro, impedendogli di partecipare a tutte le competizioni calcistiche.
Secondo la Fifa ha ritenuto il presidente della Federcalcio palestinese ha violato l’articolo 53 quello relativo all’incitamento all’odio e alla violenza.
Secondo il mondo palestinese la decisione è “sproporzionata”, un termine che ritorna spesso nel vocabolario palestinese…