Rai Foa
La candidatura di Marcello Foa alla guida della Rai ha travalicato i confini meramente politici. Alle polemiche attorno alla sua figura caratterizzato da un botta e risposta tra governo e opposizione in questi giorni se ne è aggiunta un’altra: un tweet di una ricercatrice universitaria di Firenze, Daniela Coli.
Coli che in un cinguettio ha attinto alla peggiore retorica antisemita:
“Ci sono sempre stati ebrei alleati del fascismo, anzi fascistissimi, onorati e remunerati. Foa non è una novità. Ma si ricorda come finirono gli Ovazza? Bruciati in una stufa”.
Il presunto collaborazionismo paventato dalla studiosa cozza con la realtà del Ventennio e con quella attuale, perché Marcello Foa descritto come “ebreo e collaborazionista”, in realtà è un cattolico, nato da una famiglia cattolica.
È bastato un cognome che rievocasse in qualche modo l’ebraicità per scatenare l’odio antisemita su Twitter, i cui utenti si sono scatenati in polemiche stucchevoli e senza fine. A lasciar sbalorditi è che il tweet incriminato arriva non da una persona “qualsiasi”, ma da una ricercatrice che fa dello studio e della conoscenza la sua vita.
Come sempre, però, la cultura non ha mai difeso niente e nessuno dall’odio per chi viene percepito come diverso. Il tweet della professoressa Colli, in realtà, sembra denotare un avversione verso gli ebrei covata e sedimentata, aggravata dalla scarsa conoscenza del soggetto verso cui ha puntato il dito: Marcello Foa, che di ebraico ha solo il cognome e nulla più.
Come arginare questa deriva (social)? Perché in molti si sentono in diritto di tirare in ballo gli ebrei o paragonare ogni crimine alla Shoah?
Cosa c’è sotto un popolo che più passa il tempo e più mostra odio e avversione per chi gli è accanto?
Le risposte sono da ricercare nell’antisemitismo in tutte le sue sfaccettature. Dichiarato e non, espresso con chiarezza o nascosto, ma il nodo della faccenda è sempre l’odio verso gli ebrei.