Non solo i cittadini comuni ma anche politici e giornalisti pensano alla politica e in particolare al Medio Oriente col filtro di luoghi comuni. Negli ultimi anni questi luoghi comuni si manifestano spesso come “meme” sui social media, ma comunque contribuiscono potentemente a modellare le reazioni e le credenze comuni. Uno dei luoghi comuni più dfiffusi sul Medio Oriente è che vi sarebbe un assedio israeliano stretto intorno a Gaza, che opprimerebbe la popolazione e e ridurrebbe la Striscia a una “prigione a cielo aperto”. Qualcuno, particolarmente confuso o in malafede, ha addirittura azzardato il paragone con Auschwitz. Sulla base di questa idea si giustificano iniziative che altrimenti sarebbero insostenibili, come i tunnel di Hamas, gli assalti di massa alle frontiere, i palloni carichi di esplosivi o micce incendiarie, le varie “flottiglie” che dichiarano di voler “rompere l’assedio”.
Certe volte i luoghi comuni sono veri, certe volte invece no; comunque vanno sempre verificati. Dunque bisogna chiedersi se è vero che Gaza sia “assediata” da Israele. Innanzitutto, che cos’è un assedio? La Treccani lo definisce così “Insieme di operazioni militari (accerchiamento, attacco diretto con armi idonee e materiale di artiglieria, ecc.), che vengono svolte intorno a una piazzaforte per determinarne la resa […] Schieramento di persone che si collocano intorno o davanti a un luogo per tenerlo isolato, o per impedire il passaggio, o per controllare le entrate e le uscite”. Invece l’”assedio economico” è “l’isolamento di un paese dal mercato mondiale perché non possa più vendere o rifornirsi all’estero.”
E’ questa la situazione di Gaza? Incominciamo col dire una cosa: Gaza non confina solo con Israele a nord e a est, ma ha anche un lungo confine marittimo a ovest (che è sottoposto a blocco marittimo dalla marina di Israele). Ma confina anche a sud con l’Egitto. Dunque Israele non è in grado di “accerchiare” Gaza, ogni “assedio” deve avere la corresponsabilità dell’Egitto. In secondo luogo, nonostante quel che dicono i giornali Israele non cerca affatto di “attaccare” Gaza, ma risponde solo agli attacchi di artiglieria (razzi, mortai ecc.) che provengono dalla Striscia. Non c’è stata una singola occasione, in molti anni, che Israele abbia iniziato uno degli scontri che molto di frequente si svolgono ai confini di Gaza. La ragione è semplicissima: Israele non ha alcun progetto di riprendere il governo della Striscia, non ha rivendicazioni territoriali, ne ha abbandonato il territorio volontariamente dieci anni fa. Invece Hamas, che governa Gaza, ha il proposito espresso nel suo statuito e continuamente riaffermato, di conquistare tutto il territorio di Israele e di espellere o uccidere tutti gli ebrei. Hamas ha interesse alla guerra, è un movimento nato intorno all’idea di far la guerra agli ebrei. Israele non vi ha alcun interesse, si limita al dovere di difendere il suo territorio e i suoi cittadini.
Inoltre, a torto o a ragione, i vertici dello Stato Ebraico non ritengono opportuno abbattere Hamas. Vogliono contenerla, sì, esercitare deterrenza, costringerla a non usare le armi; ma ritengono che l’anarchia che seguirebbe a un crollo del regime sarebbe peggiore della situazione attuale. Non esiste un’alternativa politica pacifica nella Striscia, solo altri movimenti terroristi in concorrenza con Hamas. Di conseguenza le operazioni contro Gaza, anche le più importanti, non hanno mai mirato né alla riconquista del territorio, né all’abbattimento del regime, cioè alla “resa” di cui parla la definizione. Dunque non vi è assedio neppure sotto il profilo del tentativo di produrre la resa. Lo sforzo è solo quello di impedire ai movimenti terroristi l’accesso ai rifornimenti bellici. Questo spiega il blocco navale e anche il fatto che i trasporti sono perquisiti prima di entrare a Gaza. A questo schema d’azione collabora anche l’Egitto, il quale conosce benissimo il fatto che dalla Striscia partono molti degli attacchi islamisti nel suo territorio del Sinai e non vuole che armi e uomini si muovano liberamente fra le due zone. Ancora l’altro ieri, l’Egitto ha fatto saltare alcuni tunnel di contrabbando che univano Gaza e il Sinai.
Ma almeno vi è un assedio economico? Israele sta cercando di isolare Gaza “ dal mercato mondiale perché non possa più vendere o rifornirsi all’estero”? Assolutamente no. Dal ritiro Israeliano vi sono tre valichi di confine fra Gaza e l’esterno: quello di Rafah con l’Egitto, quello di Eretz e quello di Kerem Shalom con Israele. Rafah è quasi sempre chiuso, non permette il traffico commerciale e solo raramente si apre per i passaggi di persone. Kerem Shalom, al Sud della Striscia è il varco di passaggio delle merci. Transita in direzione di Gaza il contenuto di 11.000 Tir in media (circa 500 al giorno per i 22 giorni di apertura medi), più circa 600 camion di prodotti umanitari (30 al giorno). Inoltre vi passano 18 milioni di litri di combustibile (benzina e diesel) al mese e 6500 tonnellate di gas Dal valico di Eretz passano in media 8000 persone al mese (400 al giorno di apertura). I dati analitici dell’agenzia dell’Onu per l’azione umanitaria (UNOCHA) si trovano qui. Attenzione questi sono i dati medi dei passaggi da Israele a Gaza, l’Egitto quasi sempre non lascia passare niente e nessuno. E’ anche Israele che assicura quel po’ di esportazioni che Gaza è in grado di produrre, nonostante l’orribile economia di guerra che Hamas impone.
Bisogna considerare che questi passaggi sono stati consentiti anche dopo che è stato scoperto e distrutto un tunnel d’attacco sotto Kerem Shalom e dopo che i terroristi di Hamas hanno più volte devastato e incendiato il valico negli ultimi mesi. Qui del resto nel 2006 venne rapito Gilad Shalit. E’ un assedio questo, economico o militare che sia? Un assedio in cui il presunto assediante è colui che assicura i rifornimenti all’assediato? In cui chi sigilla la frontiera sono i “fratelli” egiziani e non i nemici ebrei? In cui i soli beni che non passano alla frontiera sono quelli che Hamas sfrutta come armi (per esempio di recente vi si è aggiunto l’elio usato per i palloni incendiari)?E’ difficile sostenerlo sulla base dei fatti. Sarebbe meglio che almeno le persone che hanno un minimo di rispetto della realtà rinunciassero a questo luogo comune propagandistico.