Liliana Segre, cosa rimane della vergogna social

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Nel primo intervento a Palazzo Madama, la senatrice a vita Liliana Segre ha detto no alle leggi speciali nei confronti dei rom, scatenando gli utenti dei social che l’hanno ricoperta di insulti.

La sopravvissuta all’orrore di Auschwitz-Birkenau, ha ricordato come “in quei campi sterminio, oltre gli ebrei, altre minoranze vennero annientate. Come i Sinti”.

Ma non solo, perché Liliana Segre ha svelato un particolare noto ma non conosciuto da molti:

“All’inizio li invidiavamo perché le loro famiglie era unite nelle stesse baracche. Poi una notte li portarono via tutti, nelle camere a gas. Il giorno dopo c’era solo silenzio in quelle baracche. Per questo mi rifiuto di pensare che oggi la nostra società democratica possa essere sporcata da leggi speciali nei confronti delle popolazioni nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le forze che mi restano”.

Una posizione di netta opposizione alle diversità, contraria alle opinioni del periodo storico che stiamo vivendo, dove la paura dell’altro sta vincendo sull’integrazione, divenuta sempre più una scatola vuota.

Paura che si è presto trasformata in insulti sui social. “Quando ti ritroverai una porta sfondata, cassetti ribaltati per aria, e derubata di tutto, soprattutto dei ricordi, cambierai idea”. E ancora “sicuramente l’abitazione della Segre non è mai stata ‘visitata’ dai suoi amati rom”.

Sono solo due delle risposte cariche d’odio rivolte alla senatrice a vita, che ha incassato gli insulti tra signorilità e ironia:

“Devo dire la verità, gli insulti mi hanno anche un po’ rallegrato perché alcuni sono umoristici, per esempi quelli che mi dicono ‘meno male che sei così vecchia, così morirai presto’. È vero che sono molto vecchia, ho quasi 88 anni, però uno che mi augura di morire tutto sommato forse mi allunga la vita. La proporzione tra i like e i dislike è tutta a favore dei primi”.

La senatrice a vita Liliana Segre ha fatto questa affermazione nella prefettura a Milano, teatro della cerimonia di consegna delle medaglie d’onore ai deportati e internati nei lager nazisti, spiegando ai giovani presenti:

“Imparate l’articolo 3 della Costituzione: non possiamo essere indifferenti quando i diritti degli altri vengono calpestati. Così saremo dei veri italiani”.

Che cosa rimane di questa vicenda?

È l’ennesima conferma che nella nostra epoca i leoni da tastiera si permettono di insultare chi è stata colpita dalla malvagità umana a causa della sua presunta diversità.

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