Giro d’Italia-palestinesi. Mai come per l’edizione 2018, la corsa ciclistica ha occupato più le pagine di cronaca che quelle sportive.
Il motivo è da ricercare nella protesta dei filopalestinesi che hanno puntato il dito contro il Giro, partito da Gerusalemme e che ha visto tre tappe percorse in Israele. Proteste che sono iniziate ben prima che i ciclisti arrivassero nella capitale d’Israele per dare vita a una delle corse più prestigiose di questo sport, giungendo addirittura a insultare via social i parenti di Gino Bartali, il grande corridore italiano a cui è stato dedicato il Giro 2018, che durante la Seconda Guerra Mondiale contribuì a salvare centinaia di ebrei italiani.
La scorsa settimana, i propal hanno realizzato un blitz a Roma al ponte dedicato a Settimia Spizzichino (l’unica donna sopravvissuta alla razzia del Ghetto romano il 16 ottobre 1943), esponendo uno striscione con scritto “Il Giro è sporco di sangue”.
Ponte che nella notte tra sabato e domenica ha visto protagonisti Movimento culturale studenti ebrei, che hanno esposto uno striscione dalla scritta inequivocabile: “La storia non si cancella”.
I filopalestinesi hanno continuato ieri, sempre a Roma, a protestare organizzando un sit-in in cui sono stati intonati slogan contro Israele e gli israeliani e tentando di interrompere la corsa che si è svolta nella Capitale.
Giovani della Sapienza, una decina di bandiere palestinesi, tanti cori contro “Israele assassino” e anche in sostegno all’Intifada. Le forze dell’ordine hanno evitato che i manifestanti bloccassero la corsa che si stava svolgendo al Circo Massimo. Nel corso dei i tafferugli sono rimasti feriti due poliziotti e un carabiniere. Tutte coloro che hanno partecipato alle proteste verranno denunciati per manifestazione non autorizzata.
Sentimento opposto a Piazza Aracoeli, dove circa 250 chiamate a raccolta dal “Movimento culturale studenti ebrei”, si sono riunite in prossimità del Campidoglio per sostenere i corridori. Bandiere d’Israele e cori hanno accompagnato il passaggio dei ciclisti, senza alcun momento di tensione.
Ps: nei giorni scorsi a San Lorenzo, storico quartiere di Roma, è comparsa la scritta “Marco Pasqua infame”, giornalista del Messaggero considerato vicino al mondo ebraico.