Oggi, 9 Ottobre, ricorre l’anniversario dell’attentato terroristico contro la Sinagoga di Roma del 1982. In quell’occasione perse la vita Stefano Gaj Taché, un bambino di due anni, e rimasero ferite 37 persone. L’associazione ebraica Bené Berith Giovani lo ricorda tramite un comunicato diffuso a mezzo stampa.
A trentatré anni dall’attentato alla Sinagoga di Roma per mano del terrorismo islamico palestinese, il Benè Berith Giovani ricorda il tragico evento che portò al ferimento di decine di fedeli e alla morte del bambino di due anni Stafano Gaj Tachè del quale l’associazione porta orgogliosamente il nome. Il valore della memoria impone alla società civilenon soltanto di ricordare ciò che avvenne, ma di analizzare il contesto sociopolitico che ne rese possibile la realizzazione. Il monito del Benè Berith Giovani è rivolto ai membri del Parlamento, ai professionisti dell’informazione e alla società civile tutta, affinché l’odio e la complicità ai quali si assistette quel 9 ottobre 1982 non tornino ad intaccare i giorni d’oggi. Prima del vile attentato contro i fedeli ebrei che uscivano dal Tempio Maggiore vi erano infatti tutti i presupposti per facilitare l’esplosione del terrorismo palestinese: gli accordi politici, la faziosità dell’informazione, la connivenza di sigle politiche e sindacali insieme alla giustificazione della violenza, resero possibile l’attentato con granate e mitra contro cittadini italiani innocenti. Proprio in questi giorni di tensioni in Medio Oriente ogni cittadino, ma ancor di più chi ricopre incarichi influenti, dovrebbe assumersi l’impegno di non ricreare quei presupposti che anche in questi ultimi mesi hanno trasformato l’odio per Israele in violenza contro gli ebrei in Europa. Soltanto il dialogo e la conoscenza reciproca possono tracciare la via per una convivenza pacifica in qualunque luogo e con qualsiasi popolo.
Benè Berith Giovani – Sezione Stefano Gaj Tachè