L’ONU ha licenziato 9 dipendenti dell’UNRWA per un loro (presunto) coinvolgimento nei barbari attacchi dei terroristi arabo-palestinesi contro i civili israeliani il 7 ottobre 2023.

La parentesi per il termine “presunto” è un’esigenza di cronaca dovuta alla posizione ufficiale delle Nazioni Unite che, per bocca del proprio vice portavoce Farhan Haq, hanno fatto sapere tramite l’agenzia Reuters:

“Abbiamo informazioni sufficienti per le misure che stiamo prendendo, ovvero, il licenziamento di queste nove persone”.

Una parentesi che perde ogni valore grazie alle prove portate mesi fa da Israele, secondo cui 12 membri dell’agenzia speciale ONU per i palestinesi presero parte alla mattanza contro i civili israeliani, capitata da Hamas.

Prove talmente schiaccianti che avevano portato le Nazioni Unite ad aprire un’indagine avviata a gennaio dall’Ufficio dei servizi di supervisione interna, Oios, i cui esiti però non soddisfano l’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, che l’ha stigmatizzata sia in termini numerici sia temporali, “troppo poco, troppo tardi”.

L’ambasciatore, infatti, ha aggiunto, che l’indagine avrebbe:

“Ignorato le migliaia di dipendenti dell’agenzia coinvolti nel terrorismo di Hamas. Israele ha fornito alle Nazioni Unite dettagli precisi su oltre 100 dipendenti dell’UNRWA che sono membri di Hamas”.

Una risposta indiretta è arrivata dal Commissario generale Onu Philippe Lazzarini, che ha dichiarato:

“L’UNRWA si impegna a continuare a sostenere i principi e i valori fondamentali delle Nazioni Unite”.

Domanda scontata ma obbligatoria: quali sono questi principi e questi valori?

E soprattutto, dopo il licenziamento quale sarà la sorte di questi nove membri dell’UNRWA?

Perdere il lavoro non pare un provvedimento sufficiente per chi ha sulla conoscenza 1200 morti e 250 rapiti.