“Il Duce mi annuncia la pubblicazione da parte del Giornale d’Italia di uno statement sulle questioni della razza. Figura scritto da un gruppo di studiosi, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare. Mi dice che in realtà l’ha quasi completamente redatto lui”.
È una nota riportata da Galeazzo Ciano nel suo diario per la giornata del 14 luglio 1938. Il documento in questione è il Manifesto degli scienziati razzisti più noto come Manifesto della Razza, apparso sulle colonne del Giornale d’Italia, con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul primo numero della rivista La difesa della razza il 5 agosto dello stesso anno firmato da 10 scienziati.
Il Manifesto della Razza contiene i risultati di uno studio condotto da un gruppo di scienziati e docenti universitari fascisti, secondo cui “le razze umane esistono” e che “esiste ormai una pura razza italiana” e che “gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.
Con questa pubblicazione di fatto nasce l’antisemitismo dello Stato italiano, che portò alla promulgazione delle leggi razziali, lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini, in occasione della sua visita in città.
Per l’Italia di allora si trattava di posizione nuove, nonostante al proprio interno non mancassero correnti e idee permeate di razzismo. Il documento va contestualizzato nell’alleanza che si faceva via via sempre più stretta con la Germania, che esattamente cinque anni prima – 14 luglio 1933 – aveva promulgato la Legge per la protezione dei caratteri ereditari, che faceva seguito alla Legge per il rinnovo dell’amministrazione pubblica del 7 aprile 1933, le prime due leggi razziali naziste.
Il 14 luglio è una delle date nere della storia del popolo ebraico. In Germania e in Italia diventa tangibile e manifesto l’odio verso gli ebrei, che culminerà nelle deportazioni e nelle uccisioni di milioni di persone nei campi di sterminio.
Quando si parla di difesa della razza e di protezione dei caratteri ereditari di una nazione, gli ebrei verranno sempre coinvolti. Non è l’estremizzazione di una paura, non è all’allarmismo, è un fatto già accaduto, talmente di grandi proporzioni da essere entrato nei libri di storia. Il campanello d’allarme dell’antisemitismo è suonato e nessuno più permettersi di far finta di essere sordo, soprattutto perché solo due giorni fa dal Rapporto sull’antisemitismo in Italia 2015 è emerso che un italiano su cinque ha pregiudizi antiebraici.