Il periodico israeliano “Hamakor” ha messo la propria lente d’ingrandimento su Breaking the Silence, la ONG finanziata in larga misura dall’Europa, che usa testimonianze anonime per accusare il governo di Israele e le sue forze armate, conducendo un’inchiesta che getta seri dubbi sulle modalità con cui vengono fatte le indagini da questa organizzazione non governativa.
È risultato, infatti, che solamente il 20% delle accuse ha una base di verità, il restante 80% si fonda su calunnie e diffamazione. Come in occasione dell’accusa nei confronti degli abitanti di Hebron, che secondo un video realizzato da Yehuda Shaul, co-fondatore di BtS, avvelenano i pozzi palestinesi. L’ignobile bugia ha mostrato immediatamente le gambe corte: nessuno ha mai visto, filmato, o fotografato un israeliano sabotare fonti d’acqua palestinesi. Nonostante questo però, alcune settimane fa il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen davanti al Parlamento Europeo ha accusato Israele di questo vergognoso comportamento, salvo poi ritrattare. Ma ormai il messaggio era passato.
Gli autori dell’inchiesta hanno concluso che probabilmente l’operato di Breaking the Silence sia superficiale e non rivolto a distorcere notizie e fonti contro lo Stato ebraico. Non che questo rappresenti una giustificazione, anzi. Essere superficiali su temi e problematiche così complesse è forse peggio di essere faziosi.
Le domande però sono altre. Perché l’Europa finanzia Breaking the Silence? Che questa ONG agisca in malafede o solo in maniera superficiale (che rimane una grossa colpa!), l’Europa non dovrebbe vigilare dove vanno a finire i suoi finanziamenti? L’Europa può tollerare di finanziare una organizzazione non governativa che opera in maniera faziosa in una parte del mondo così delicata? L’Europa può tollerare di finanziare una organizzazione non governativa che opera in maniera superficiale in una parte del mondo così delicata?