Mahmoud Abbas aveva promesso un discorso bomba per il suo turno davanti all’Assemblea Generale dell’ONU, ci si aspettava che finalmente annunciasse le tanto sospirate dimissioni che forse avrebbero sorpreso i meno informati e invece ha confermato qualcosa di cui si era già tanto discusso e che tanti commentatori avevano anticipato con l’adesione dell’Autorità Nazionale Palestinese al Trattato di Roma e il conseguente accesso alla Corte Penale Internazionale: l’avvenuta decadenza delle obbligazioni nate con gli Accordi di Oslo.
Secondo Abbas sarebbero le azioni di Israele a permettere i palestinesi a recedere unilateralmente da questi accordi e denunciato lo stato di occupazione sotto cui vive la sua popolazione. Mera retorica, nessuna di queste affermazioni comporterà conseguenze significative. Più che una bomba si è trattato di un piccolo petardo, se l’obiettivo era generare apprensione nella comunità internazionale e nelle alte sfere del governo israeliano ci è riuscito solo parzialmente e con effetti che non necessariamente dureranno per molto.
Ciò che si può trarre dal discorso è l’impressione di un leader disperato a capo di un’organizzazione che versa in condizioni terribili.L’ANP è in stallo, una Terza Intifada non si è ben capito se sia auspicabile o no, le dimissioni, che significherebbero un vuoto politico e la probabile intromissione di frange più estreme, non giocherebbero a favore del Presidente Abbas nonostante la piazza palestinese abbia da tempo abbandonato il suo leader per disperazione. Abbas aveva già tentato un’altra via, quella della riconciliazione con Hamas, ma oggi sembra impossibile percorrerla di nuovo.
La Banca Mondiale ha annunciato che per il terzo anno consecutivo la situazione economica dei territori palestinesi è peggiorata. Un altro segnale che la strategia di Abbas, quella di fermare i negoziati con Israele, non lo sta portando da nessuna parte ed ha anzi peggiorato i rapporti con il governo israeliano che non perde occasione per attaccarlo. Nonostante questo Netanyahu ha per ben tre volte rilanciato la proposta di tornare al tavolo dei negoziati diretti senza precondizioni. E se questo discorso non fosse la scusa per tornare ai colloqui senza mostrarsi sconfitto e a testa bassa?
Netanyahu dal canto suo si è affrettato a rispondere punto per punto a quello che ha definito “un discorso disonesto pronunciato da chi non ha nessuna intenzione di fare pace con Israele”. Il Primo Ministro israeliano ha respinto con veemenza le accuse di Abbas che vedrebbero lo Stato ebraico sul punto di modificare lo status quo sul Monte del Tempio dopo i recenti scontri. Inoltre Netanyahu ha affermato che se davvero Abbas vuole mostrarsi come un leader responsabile dovrebbe riprendere i negoziati diretti: “il fatto che alla mia proposta di Settembre non è stata ancora oggi data una risposta è la prova che non ha nessuna intenzione di raggiungere un accordo di pace.”