In mattinata si è concluso l’ultimo capitolo della perenne buffonata denominata Gaza Flottiglia. Mentre i comandanti dei tre battelli ‘Giuliano’, ‘Rachel’ e ‘Vittorio’ vedendo come si stavano mettendo le cose decidevano di invertire la rotta e tornare verso Cipro, la situazione si era fatta pesante visto che unità della marina israeliana li seguivano da almeno una ventina di ore. La ‘Marianne’, invece, come da copione, tentava di forzare il blocco e veniva fermata dai marinai israeliani che mentre sto scrivendo la stanno scortando verso il porto di Ashdod. Perché come da copione solo la Marianne ha proseguito nel suo intento?
La risposta è semplice, il peschereccio Marianne batte bandiera svedese e si sa che i rapporti fra Svezia e Israele sono al limite dello strappo diplomatico, sarebbe bastato un niente per creare il ‘caso’ fra Stoccolma e Gerusalemme. Sempre sulla Marianne oltre agli attivisti, giornalisti ed eurodeputati di cui ancora non si sanno i nomi, ma li sapremo presto, erano imbarcati sia l’ex Presidente della Tunisia Moncef Marzouchi che il deputato del partito unico arabo al parlamento israeliano Basel Ghatta. Anche se fortunatamente tutto si è svolto pacificamente perché i passeggeri, al contrario di quello che accadde sulla ‘Mavi Marmara’ il 31 maggio del 2010, non hanno opposto resistenza alla marina israeliana, ci saranno comunque strascichi diplomatici perché saranno diverse le personalità politiche che verranno espulse da Israele come persone non grate e imbarcate sui primi aerei in partenza verso i loro paesi di origine.
Come reagirà Bruxelles quando si vedrà recapitare alcuni suoi membri con il ‘foglio di via’ è difficile da prevedere anche se l’ottimismo in questi casi è fuori discussione. Lo stesso dicasi per l’ex presidente tunisino che, come facile prevedere, sarà accolto in casa come un eroe. Destino diverso, invece, per il deputato arabo – israeliano Basel Ghatta che dovrà subire le conseguenza del suo atto che viene sentito dalla maggior parte della popolazione israeliana come un vero tradimento perché non si può far parte del parlamento di una nazione e poi associarsi ad azioni ostili verso la nazione che si dovrebbe rappresentare. Questo ‘paradosso democratico’ già verificatosi sempre sulla Mavi Marmara nel 2010 con la deputata araba – israeliana Zoabi, non è accettabile. Questo però non fermerà le critiche e le polemiche che seguiranno qualsiasi decisione che il presidente della Knesset, il Parlamento israeliano, dovesse prendere nei confronti del deputato, dalla sospensione alla cacciata con sostituzione da parte del primo non eletto dello stesso partito.
Sappiamo che i detrattori di Israele si attaccano a qualsiasi cosa, anche la più giusta e ragionevole, pur di girare la frittata e ricominciare ad urlare i loro slogan contro lo Stato Ebraico, sempre gli stessi, sempre più falsi. Se gli ‘attivisti’, come si fanno chiamare, volessero veramente un minimo di pace dovrebbero davvero seguire il consiglio che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dato loro sulla lettera di ‘Benvenuti in Israele’ che i militari hanno consegnato appena saliti a bordo della Marianne e andare in Siria dove c’è davvero bisogno di loro e smetterla di spalleggiare un’organizzazione terroristica come Hamas che prima ancora degli israeliani che vivono ai confini della striscia di Gaza sta terrorizzando la stessa popolazione palestinese che vive ormai da troppo tempo sotto il tallone della peggiore fra le dittature moderne, quella islamica. Ma a causa dell’ottusità del politicamente corretto che genera mostri e della totale mancanza di onestà intellettuale da parte delle organizzazioni che si mascherano da pacifiste ma che, di fatto, sono alleate con la peggiore feccia terroristica in chiave anti israeliana, il ‘Piccolo Naviglio’ non vuole proprio navigare verso quei lidi dove davvero ci sarebbe bisogno di lui.