Vi proponiamo, in forma tradotta, lo storico discorso tenuto ieri da Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti. Si è parlato molto nei giorni scorsi di questo evento e c’era molta curiosità intorno a quello che avrebbe detto, vediamo su cosa si è concentrato il Primo Ministro di Israele nel suo terzo incontro a Washington con i senatori americani.
Presidente della Camera John Boehner, Presidente Pro Tem, senatore Orrin Hatch, Senatore della minoranza – leader della maggioranza Mitch McConnell, leader della minoranza Nancy Pelosi, e leader della maggioranza Kevin McCarthy. Voglio anche ringraziare il senatore, leader democratico Harry Reid. Harry, è bello vederti di nuovo in piedi. Credo sia vero quello che dicono, non è possibile tenere a freno un buon uomo.
Amici, mi sento piccolo davanti alla possibilità di parlare qui per una terza volta prima che davanti all’organismo legislativo più importante al mondo, il Congresso degli Stati Uniti. Voglio ringraziare tutti voi per essere qui oggi. So che il mio intervento è stato oggetto di molte polemiche. Sono profondamente dispiaciuto che alcuni percepiscano il mio essere qui come atto politico. Non è mai stata mia intenzione. Voglio ringraziare voi, democratici e repubblicani, per il vostro sostegno comune per Israele, anno dopo anno, decennio dopo decennio. So che non è importante da quale lato della sala ci si siede, so che comunque voi state con Israele. La straordinaria alleanza tra Israele e gli Stati Uniti è sempre stata al di sopra della politica. Deve sempre rimanere al di sopra della politica. Perché America e Israele, condividono un destino comune, il destino delle terre promesse che amano la libertà e offrono speranza. Israele è grato per il supporto degli Americani – del popolo americano e dei presidenti americani, da Harry Truman a Barack Obama. Apprezziamo tutto quello che il presidente Obama ha fatto per Israele.
Ora, una parte di questo è ampiamente conosciuta. Qualcosa ora è ampiamente reso noto, come il rafforzamento della cooperazione per la sicurezza e la condivisione dell’ intelligence, in opposizione alle risoluzioni anti-israeliane delle Nazioni Unite. Qualcosa di ciò che il presidente ha fatto per Israele è meno noto. L’ho chiamato nel 2010, quando abbiamo avuto l’incendio del bosco del Carmel, e ha immediatamente accettato di rispondere alla mia richiesta di aiuto urgente. Nel 2011, abbiamo avuto la nostra ambasciata al Cairo sotto assedio, e ancora una volta, ha fornito assistenza vitale nel momento cruciale. Come ha dato il suo supporto per avere più missili intercettori durante la nostra operazione la scorsa estate, quando abbiamo preso i terroristi di Hamas. In ciascuno di questi momenti, ho chiamato il presidente, e lui era lì. E qualcosa di ciò che il presidente ha fatto per Israele non sarà mai reso noto, perché tocca alcune delle questioni più delicate e strategiche che si possono presentare ad un presidente americano e ad un primo ministro israeliano. Ma ne sono consapevole e sarò sempre grato al presidente Obama per tale sostegno. E Israele è grato a voi, Congresso americano, per il vostro sostegno, per averci sostenuto in tanti modi, soprattutto per la generosa assistenza militare e di difesa missilistica, tra cui Iron Dome. La scorsa estate, milioni di israeliani sono stati protetti dalle migliaia di razzi di Hamas, perché questa “capitol dome” ha contribuito a costruire il nostro Iron Dome. Grazie, America. Grazie per tutto quello che hai fatto per Israele.
Amici, sono venuto qui oggi perché, come primo ministro di Israele, mi sento l’obbligo profondo di parlarvi di un problema che potrebbe minacciare la sopravvivenza del mio paese e il futuro del mio popolo: il tentativo dell’Iran di avere armi nucleari . Siamo un popolo antico. Nei nostri quasi 4.000 anni di storia, molti hanno cercato ripetutamente di distruggere il popolo ebraico. Domani sera, la festa ebraica di Purim, leggeremo il Libro di Ester. Leggiamo di un potente viceré persiano di nome Haman, che tramava per distruggere il popolo ebraico circa 2.500 anni fa. Ma una donna ebrea coraggiosa, la regina Ester, smaschero’ la trama e dette al popolo ebraico il diritto di difendersi contro i suoi nemici. Il complotto fu sventato. Il nostro popolo fu salvo. Oggi il popolo ebraico è di fronte a un altro tentativo di distruzione da parte di un altro potentato persiano. Il leader supremo dell’Iran Ayatollah Khamenei vomita l’odio più antico, il più antico odio antisemita unito alla più recente tecnologia. Scrive tweets che dicono che Israele deve essere annientato. Sapete, in Iran, non è esattamente libero l’accesso a Internet. Ma lui tweetta in inglese che Israele deve essere distrutto. Per coloro che credono che l’Iran minacci lo Stato ebraico, ma non il popolo ebraico, ascoltino Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, il capo dei terroristi “per procura” dell’Iran. Egli ha detto: Se tutti gli ebrei si riuniscono in Israele, questo ci risparmierà la fatica di inseguirli in tutto il mondo. Ma il regime iraniano non è solo un problema ebraico, non più di quanto il regime nazista lo fosse. I 6 milioni di ebrei uccisi dai nazisti erano una frazione dei 60 milioni di persone uccise nella seconda guerra mondiale. Così, anche, il regime iraniano rappresenta una grave minaccia non solo per Israele, ma anche per la pace del mondo intero. Per capire quanto sia pericoloso l’Iran se avesse armi nucleari, dobbiamo comprendere appieno la natura del regime.
Il popolo iraniano è un popolo di grande talento. Sono eredi di una delle più grandi civiltà del mondo. Ma nel 1979, sono stati dirottati da fanatici religiosi – fanatici religiosi che hanno imposto loro una dittatura oscura e brutale. Quell’anno, i fanatici hanno redatto una costituzione nuova per l’Iran. Hanno diretto le guardie rivoluzionarie non solo per proteggere i confini dell’Iran, ma anche per compiere la missione ideologica del jihad. Il fondatore del regime, l’ayatollah Khomeini, ha esortato i suoi seguaci a “esportare la rivoluzione in tutto il mondo.” Io sono qui a Washington, DC e la differenza è così forte. Il documento fondante dell’America promette la vita, la libertà e la ricerca della felicità. Il documento di fondazione dell’Iran si impegna per la morte, la tirannia, e la ricerca della jihad. E ora che gli stati stanno crollando in tutto il Medio Oriente, l’Iran si incarica, nel vuoto, di fare proprio questo.
I sicari iraniani a Gaza, i loro lacchè in Libano, le Guardie Rivoluzionarie sulle alture del Golan stanno stringendo Israele con i loro tentacoli del terrore. Supportato dall’Iran, Assad sta massacrando il popolo siriano e le milizie sciite infuriano al confine con l’Iraq. Supportati dall’Iran, le milizie Houthi stanno prendendo il controllo dello Yemen minacciando lo strategico stretto del Mar Rosso. Insieme allo Stretto di Hormuz questo darebbe all’Iran un secondo punto con cui strangolare le forniture di petrolio mondiali. Proprio la scorsa settimana, vicino a Hormuz, l’Iran ha portato a termine un’esercitazione militare in cui faceva saltare in aria una finta portaerei americana. Questo proprio mentre stanno trattando sul nucleare con gli Stati Uniti. Sfortunatamente però, durante gli ultimi 36 anni, gli attacchi iraniani contro gli Stati Uniti sono stati tutt’altro che finti e gli obiettivi fin troppo reali.
L’Iran ha preso in ostaggio dozzine di americani a Teheran, assassinato centinaia di Marines americani a Beirut ed è responsabile dell’uccisione e della mutilazione di centinaia fra uomini e donne in servizio in Iraq e Afghanistan. Oltre al Medio Oriente, l’Iran attacca l’America e i suoi alleati attraverso la sua rete terroristica globale. Ha fatto saltare in aria un centro comunitario ebraico e l’ambasciata a Buenos Aires, ha aiutato al Qaeda a compiere attentati alle ambasciate americane in Africa, ha persino tentato di assassinare l’ambasciatore saudita proprio qui a Washington. Ad oggi in Medio Oriente l’Iran domina quattro capitali: Baghdad, Damasco, Beirut e Sana’a. Se lasciamo correre queste aggressioni iraniane ce ne saranno di sicuro altre in seguito. Così, in un momento in cui in molti sperano che l’Iran si unisca alla comunità internazionale, esso è impegnato ad inghiottire altre nazioni.
Dobbiamo impegnarci tutti insieme a fermare la marcia di conquista, sottomissione e terrore che sta portando avanti l’Iran. Due anni fa ci è stato chiesto di dare al Presidente Rouhani e al Ministro degli Esteri Zarif la possibilità di portare cambiamento e moderazione in Iran. Un po’ di cambiamento! Un po’ di moderazione! Il governo di Rouhani impicca gli omosessuali, terrorizza i cristiani, imprigiona i giornalisti e le esecuzioni pubbliche dei prigionieri sono aumentate rispetto a prima. Lo scorso anno lo stesso Zarif che affascina l’Occidente ha depositato una corona di fiori alla tomba di Imad Mughniyeh, il terrorista secondo solo a Osama Bin Laden per numero di americani uccisi. Mi piacerebbe vedere qualcuno fargli una domanda rispetto a questo.
Il regime iraniano è radicale come sempre, urla più forte che mai “morte all’America” o la chiama il “Grande Satana”. Ora, questo non dovrebbe sorprendere visto che nell’ideologia del regime iraniano è profondamente radicato il pensiero dell’Islam militante ed è per questo che il regime sarà sempre nemico dell’America. Non fatevi ingannare, la battaglia fra Iran e ISIS non trasformerà l’Iran in un amico degli americani. Iran e ISIS stanno solo gareggiando per la corona dell’Islam militante. Una si è autoproclamata Repubblica Islamica, l’altro invece Stato Islamico. Entrambi vogliono imporre un impero Islamico prima nella regione e poi in tutto il mondo, sono solo in disaccordo su chi dovrà comandare in questo impero. E’ un gioco di potere mortale in cui non c’è spazio per l’America e per Israele, non c’è pace per i cristiani, per gli ebrei e per i musulmani che non condividono il credo islamico medievale o che vogliono diritti per le donne o la libertà per tutti. Perciò quando si parla di Iran e ISIS: il nemico del mio nemico.. è mio nemico.
La differenza è che l’ISIS è armato di coltelli da macellaio, armi sequestrate e Youtube, mentre l’Iran potrebbe presto dotarsi di missili intercontinentali e bombe nucleari. Ci dobbiamo sempre ricordare – e lo dirò ancora una volta – che la più grande minaccia per il nostro mondo è il matrimonio fra Islam militante e armi nucleari. Sconfiggere l’ISIS dando all’Iran la possibilità di diventare una potenza nucleare sarebbe come vincere una battaglia ma perdere la guerra. Non possiamo permettere che accada.
Purtroppo però, cari amici, questo è quello che può succedere se l’accordo in via di negoziazione sarà accettato dall’Iran. L’accordo non vieterà all’Iran di sviluppare armi nucleari ma gli garantirà di assicurarsene molte. Lasciatemi spiegare il perché: sebbene l’accordo finale non è stato ancora firmato, alcuni elementi di qualsiasi potenziale negoziato sono noti a tutti, non vi servono i servizi segreti o agenzie di intelligence, potete cercarli su Google. Senza una svolta decisiva siamo sicuri che qualsiasi accordo includerà due grandi concessioni all’Iran. La prima sarà lasciargli una vasta quantità di infrastrutture per il nucleare, fornendogli la capacità di sviluppare la bomba in tempi brevi, ovvero il tempo necessario per accumulare abbastanza uranio e plutonio per un’arma nucleare. Se l’accordo verrà accettato nemmeno una delle attuali strutture per il nucleare verrà smantellata e migliaia di centrifughe continueranno ad arricchire l’uranio mentre altre migliaia saranno temporaneamente disconnesse ma non distrutte. Dato che il programma nucleare iraniano verrà lasciato pressoché intatto il tempo a disposizione per dotarsi di un’arma è breve: un anno per l’America, ancora di meno secondo Israele. E se la ricerca iraniana sullo sviluppo di centrifughe avanzate tecnologicamente non viene fermata questo tempo diventerà ancora più breve.
E’ vero che alcune restrizioni saranno imposte al programma nucleare iraniano e la sua aderenza supervisionata da ispettori internazionali ma c’è un problema: se gli ispettori documentano una violazione non hanno gli strumenti per fermarle. Così come quando gli ispettori sapevano che la Corea del Nord stava per ottenere la bomba non hanno potuto fermarli. La Corea del Nord ha spento le telecamere, cacciato gli ispettori e, in pochi anni, ottenuto l’arma. Abbiamo già avvertito che nell’arco di cinque anni la Corea del Nord potrebbe avere un arsenale di 100 bombe nucleari. Allo stesso modo l’Iran ha sfidato gli ispettori internazionali in almeno tre occasioni – 2005, 2006 e 2010 – in cui, come la Corea del Nord, ha violato i sigilli e spento le telecamere. Ora, so che questo non vi causerà uno shock ma l’Iran non solo ha sfidato gli ispettori ma li ha anche imbrogliati per bene. L’agenzia per il nucleare delle Nazioni Unite, la AIEA, ha ripetuto ieri che l’Iran ancora si rifiuta di parlare chiaramente del suo programma nucleare militare. Inoltre l’Iran è stato colto due volte – non una, due volte! – ad operare in strutture segrete come Natanz e Qom che gli ispettori non sapevano nemmeno che esistessero. Proprio ora l’Iran potrebbe star nascondendo altre strutture di cui non sappiamo nulla sia noi che gli Stati Uniti. L’ex capo della AIEA ha detto nel 2013 che “se oggi non ci sono installazioni non dichiarate in Iran sarebbe la prima volta in venti anni.” L’Iran ha dato prova più volte di non essere affidabile ed è per questo che la prima concessione è fonte di grande preoccupazione: lascia all’Iran una vasta serie di infrastrutture nucleari e affida agli ispettori la prevenzione. Questa concessione crea il reale pericolo che l’Iran possa ottenere la bomba violando il patto.
La seconda concessione crea un pericolo ancora più grande: l’Iran potrebbe ottenere la bomba attenendosi al patto perché virtualmente le restrizioni finiranno automaticamente in una decina d’anni. Politicamente parlando dieci anni sono un tempo lunghissimo ma è un battito di ciglia in termini di vita di una nazione. Un battito di ciglia nella vita dei nostri figli, abbiamo tutti la responsabilità di considerare cosa accadrà quando la capacità nucleare iraniana non sarà più limitata e le sanzioni rimosse. Da quel momento l’Iran potrà costruire liberamente un’enorme capacità nucleare che gli permetterà di produrre tante, tantissime armi nucleari. Il leader supremo iraniano lo dice apertamente: l’Iran ha pianificato 190,000 centrifughe, non 6,000 o le 19,000 che ha attualmente ma un numero dieci volte superiore con la capacità di di avere il materiale per un vasto arsenale in poche settimane una volta presa la decisione.
Il mio amico di lunga data John Kerry, il Segretario di Stato, ha confermato la scorsa settimana che l’Iran potrà possedere legittimamente una grande numero di centrifughe quando il patto terminerà. Pensateci, il più grande sponsor del terrorismo mondiale potrebbe ottenere in poche settimane abbastanza uranio arricchito per un intero arsenale di armi nucleari con una legittimità internazionale piena. Se il programma missilistico intercontinentale non è parte del negoziato, e finora l’Iran si rifiuta persino di parlarne, questo significa che avranno i mezzi per raggiungere ogni angolo della terra, Stati Uniti compresi.
Perciò amici miei questo accordo ha due grandi concessioni: lasciare all’Iran un vasto programma nucleare e rimuovere le sanzioni sul programma in circa dieci anni. E’ per questo che il patto è così negativo, non bloccherà il sentiero per la bomba agli iraniani , anzi gli aprirà la strada. Quindi perché qualcuno vuole ancora stringere questo patto? Pensano che l’Iran cambierà in meglio nei prossimi anni o credono che non ci sia altra alternativa?
Bene, io non sono d’accordo su questo. Io non credo che il regime iraniano cambierà in meglio dopo il negoziato, sono stati al potere per 36 anni e le loro aggressioni crescono ogni anno che passa. Questo accordo non farà altro che accrescere l’appetito di potere iraniano. Una volta rimosse le sanzioni e l’economia rafforzata l’Iran diventerà meno aggressivo? Se sta inghiottendo quattro nazioni mentre le sanzioni sono attive, quanti altri Stati divorerà quando queste saranno rimosse? Finanzierà di meno il terrorismo quando avrà montagne di soldi da investire? Perché il regime dovrebbe cambiare quando può godere del meglio, ovvero aggressioni impunite all’estero e prosperità in patria? Questa è una domanda che tutti si pongono nella nostra regione, i vicini di Israele e i vicini dell’Iran sanno che questo diventerà sempre più aggressivo e finanzierà ancora di più il terrorismo quando la sua economia sarà sana e gli sarà dato il via libera alla costruzione della bomba nucleare. Molti di loro reagiranno a loro volta con una corsa al nucleare perciò il negoziato non cambierà l’Iran in meglio ma l’intera regione in peggio. Un patto che dovrebbe prevenire la proliferazione nucleare e che invece darà inizio ad una corsa al nucleare nella zona più calda del pianeta.
Questo accordo non sarà un addio alle armi ma un addio al controllo degli armamenti e il Medio Oriente sarà presto attraversato da pericoli nucleari. Una regione in cui piccole schermaglie possono innescare grandi guerre si trasformerà in una polveriera nucleare. Se qualcuno pensa che questo accordo allontanerà il problema nell’immediato allora pensi di nuovo. Quando arriveremo a quel punto affronteremo un Iran ancora più pericoloso e un Medio Oriente disseminato di armi nucleari, un conto alla rovescia verso un potenziale incubo nucleare.
Signore e signori, sono oggi qui per dirvi che non possiamo scommettere sulla sicurezza del mondo nella speranza che l’Iran cambi in meglio. Non possiamo giocare d’azzardo con il nostro futuro e quello dei nostri figli. Dobbiamo insistere sulle restrizioni al programma nucleare iraniano e non rimuoverle tanto più se l’Iran continua nelle sue aggressioni nella regione e nel mondo. Prima di rimuovere queste sanzioni il mondo dovrebbe chiedere all’Iran tre cose: Primo, basta con le aggressioni nei confronti dei suoi vicini in Medio Oriente, secondo, basta finanziare il terrorismo e terzo, basta con le minacce di distruzione nei confronti del mio paese, Israele, il solo e unico Stato ebraico.
Se le potenze del mondo non sono preparate ad insistere con l’Iran riguardo al suo comportamento prima che venga firmato un accordo almeno dovrebbero insistere sul fatto che cambi prima della scadenza del patto. Se l’Iran cambierà il suo atteggiamento allora le sanzioni saranno tolte altrimenti rimarranno. Se l’Iran vuole essere trattato come un paese normale allora si comporti da paese normale.
Amici miei, perché non dovrebbero esserci alternative a questo accordo? La tecnologia nucleare iraniana è cosi avanzata che il massimo che possiamo fare è rinviare l’inevitabile? Questo è essenzialmente lo scopo dell’accordo proposto. Bene, la tecnologia senza le infrastrutture non ti porta molto lontano, un pilota senza la macchina da corsa non può gareggiare, un pilota senza aereo non può volare. Senza migliaia di centrifughe, tonnellate di uranio arricchito o strutture per il trattamento dell’acqua pesante l’Iran non può costruire armi nucleari. Il programma nucleare iraniano può essere rinviato ben oltre l’attuale proposta insistendo su un accordo migliore e continuando ad applicare una pressione costante sul vulnerabile regime, specialmente dopo il recente crollo del prezzo del petrolio.
Se l’Iran minaccerà di alzarsi dal tavolo dei negoziati – e questo succede spesso nei bazar persiani – vedete il loro bluff. Torneranno perché hanno bisogno dell’accordo molto più di voi. E mantenendo alta la pressione sull’Iran e su chi fa affari con loro avete ancora più potere di renderlo indispensabile. Amici miei, per un anno ci è stato detto che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo e beh questo è quello che intendo per cattivo accordo. Un accordo veramente negativo di cui non abbiamo bisogno. Ci hanno detto che l’unica alternativa a questo patto è la guerra ma non è vero. L’alternativa è un patto migliore di questo e che non lasci all’Iran la possibilità di arrivare facilmente alla bomba. Un accordo migliore che magari non piacerà ad Israele e ai suoi vicini ma con cui possiamo letteralmente continuare a vivere. Nessun paese ha in gioco una posta alta quanto quella di Israele nel concludere un accordo che rimuova pacificamente la minaccia.
Signore e signori, la storia ci ha posto davanti ad un bivio fatale. Dobbiamo scegliere tra due strade: una conduce ad un accordo negativo che nella migliore delle ipotesi limiterà le ambizioni nucleari dell’Iran per un po’ ma inesorabilmente lo porterà alle armi nucleari e, attraverso le continue aggressioni, a una guerra inevitabile; la seconda strada, sebbene più dura, potrebbe portarci ad un accordo migliore che potrebbe prevenire un Iran armato di bombe nucleari, un Medio Oriente pieno di armi nucleari e tutte le orrende conseguenze per l’intera umanità.
Non avete bisogno di leggere Robert Frost per sapere. La vita vi insegna che prendere la strada più difficile non è da tutti ma alla fine farà la differenza per il futuro del mio paese, per la sicurezza del Medio Oriente e per la pace nel mondo, una pace che tutti desideriamo. Amici miei, confrontarsi con l’Iran non è semplice, confrontarsi con regimi oscuri e sanguinari non lo è mai. Oggi con noi c’è Elie Wiesel, sopravvissuto all’Olocausto e vincitore del Premio Nobel. Elie, la tua vita e il tuo lavoro ispirano a dare un significato concreto alle parole “mai più”. E vorrei poterti promettere che la lezione della storia è stata imparata. Io posso solo sollecitare i leader del mondo a non ripetere gli errori del passato. Non sacrificare il futuro per il presente, non ignorare le aggressioni nella speranza di ottenere una pace illusoria. Posso però assicurarti questo: i giorni in cui il popolo ebraico è stato passivo nei confronti dei suoi nemici sono finiti. Non siamo più sparpagliati fra le nazioni, impossibilitati a difenderci. Abbiamo ristabilito la sovranità nella nostra antica casa e i soldati che la difendono hanno un coraggio senza limiti. Per la prima volta in cento generazioni noi, il popolo ebraico, possiamo difenderci da soli. Ecco perché in qualità di Primo Ministro israeliano prometto un’altra cosa: anche se dovessimo essere soli, Israele resisterà.
Ma Israele sa di non essere solo, sa che l’America è al suo fianco. Io so che voi siete al fianco di Israele. Siete con Israele perché sapete che la storia d’Israele non è solo la storia del popolo ebraico ma anche quella dello spirito umano che si rifiuta ogni volta di soccombere agli orrori della storia. Di fronte a me lì nella galleria domina su tutti noi in questa camera l’immagine di Mosè, colui che ha condotto la mia gente dalla schiavitù alle porte della Terra Promessa. Prima che il popolo potesse entrare in Israele Mosè ha rivolto un messaggio che ha temprato la nostra determinazione per migliaia di anni: “Siate forti e coraggiosi non temete e non vi scoraggiate di fronte ai nemici”
Amici miei, possano Israele e l’America essere sempre uniti, forti e risoluti, senza paura e timore per le sfide che abbiamo di fronte, affrontando il futuro con fiducia, forza e speranza.
Possa Dio benedire lo Stato d’Israele e gli Stati Uniti d’America. Grazie. Grazie mille a tutti voi, siete magnifici, grazie America. Grazie.