Rilanciamo, in forma tradotta, un contributo molto interessante pubblicato l’11 Dicembre sul blog FirstOneThrough. Si tratta di una accurata analisi delle leggi di diritto internazionale che spesso vengono usate per contestare Israele e permette al lettore di farsi un’idea di ciò che realmente è accaduto nei territori di Giudea e Samaria.
Gli insediamenti Israeliani legittimi.
In molti sostengono l’illegalità della presenza Israeliana oltre la Linea dell’Armistizio del 1949 ( Est della Green Line/Giudea e Samaria/ West Bank). La questione di legittimità (e non legalità) è stata ripetuta spesso dall’amministrazione Obama. Questi commenti sono molto più duri nei confronti di Israele di quelli dei precedenti governi che semplicemente vedevano i nuovi insediamenti come “non utili” ad un accordo di pace tra Israele e gli Stati Arabi. L’unico presidente americano a chiamarli effettivamente illegali è stato Jimmy Carter. Di sotto procediamo ad una rassegna delle leggi internazionali che si applicano agli insediamenti.
La Quarta Convenzione di Ginevra
L’articolo 49 di questo accordo si occupa della questione dei “territori occupati”. Non essendo chiaro se si applichi ai territori ottenuti sia attraverso guerre offensive che difensive questa analisi presume che la legge sia valida in entrambi i casi.
La maggior parte dell’articolo 49 approfondisce riguardo gli abitanti dei territori occupati e non circa la “Potenza Occupante” trasferente la sua popolazione. Il primo paragrafo si apre così:
“Trasferimenti forzati individuali o in massa, come pure le deportazioni di persone protette, fuori del territorio occupato e a destinazione del territorio della Potenza occupante o di quello di qualsiasi altro Stato, occupato o no, sono vietati, qualunque ne sia il motivo.”
Questo paragrafo non c’entra nulla con gli Israeliani che vivono ad est della Green Line per diverse ragioni:
- Il testo parla di persone spostate dal territorio occupato, non al territorio occupato. Ciò sottolinea il palese sfratto illegale di ebrei di Giudea e Samaria da parte dei Giordani nel 1949.
- Siccome gli Arabi che vivono ad est della Green Line non sono stati forzatamente trasferiti verso alcun paese, Israele non ha fatto nulla in contrasto a questa norma.
Il paragrafo seguente tratta le eccezioni alle principali direttive dichiarate sopra per ragioni militari:
“La Potenza occupante potrà tuttavia procedere allo sgombero completo o parziale di una determinata regione occupata, qualora la sicurezza della popolazione o impellenti ragioni militari lo esigano. Gli sgombri potranno aver per conseguenza lo spostamento di persone protette soltanto nell’interno del territorio occupato, salvo in caso di impossibilità materiale. La popolazione in tal modo evacuata sarà ricondotta alle sue case non appena le ostilità saranno cessate nel settore che entra in linea di conto.”
- La direttiva permette operazioni che coinvolgono la sicurezza. Questa clausola consente la costruzione della barriera di sicurezza all’interno della West Bank, eretta da Israele in reazione alla Seconda Intifada, e la dislocazione di persone per la realizzazione di tale barriera.
“Procedendo a siffatti trasferimenti o sgomberi, la Potenza occupante dovrà provvedere, in tutta la misura del possibile, affinchè le persone protette siano ospitate convenientemente, i trasferimenti si compiano in condizioni soddisfacenti di salubrità, di igiene, di sicurezza e di vitto e i membri di una stessa famiglia non siano separati gli uni dagli altri. La Potenza protettrice sarà informata dei trasferimenti e degli sgomberi non appena essi avranno luogo. La Potenza occupante non potrà trattenere le persone protette in una regione particolarmente esposta ai pericoli della guerra, salvo qualora la sicurezza della popolazione o impellenti ragioni militari lo
esigano.”
- Questo paragrafo si sforza di proteggere le persone, anche nel caso in cui sia necessaria l’evacuazione. Gli unici Arabi spostati da Israele fuori dalla West Bank erano persone che sono state arrestate e pertanto non risultano rilevanti per questa clausola.
Come visto sopra, quasi la totalità dell’articolo 49 della Convenzione di Ginevra ha a che fare con la popolazione locale: in questo caso, un teorico spostamento di Arabi fuori dalla Green Line/Giudea e Samaria/West Bank. Solo l’ultimo paragrafo riguarda i civili di una “Potenza Occupante”.
“La Potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato. ”
- Gli Israeliani che si spostano e vivono ad est della Green Line/Giudea e Samaria lo fanno di loro spontanea volontà. Il governo non “deporta o trasferisce i suoi stessi civili” nelle regioni menzionate.
- Il territorio in questione, Giudea e Samaria, è stato abitato dagli Ebrei per molto tempo prima che i Giordani occupassero l’area sfrattandoli. Perciò gli Ebrei erano parte della popolazione indigena prima di essere illegalmente cacciati nel 1949. Il ritorno in questa regione è in linea con l’obiettivo dell’articolo 49 indicante: “La popolazione in tal modo evacuata sarà ricondotta alle sue case non appena le ostilità saranno cessate nel settore che entra in linea di conto.”
- Inoltre questo territorio non è mai stato una nazione riconosciuta ma parte integrante del Mandato di Palestina il quale era stato specificamente adibito alla “costituzione in Palestina di un focolare nazionale ebraico”. Perciò gli Ebrei che si trasferiscono in Giudea e Samaria sono parte di un processo in corso internazionalmente stabilito nel 1922.
I Regolamenti dell’Aja
Un’altra legge che viene utilizzata contro Israele nell’amministrazione della West Bank è l’articolo 55 dei Regolamenti dell’Aja:
“Articolo 55. Lo Stato occupante non si considererà se non come amministratore e usufruttuario degli edifizi pubblici, immobili, foreste ed aziende agricole appartenenti allo Stato nemico e che si trovano nel paese occupato. Egli dovrà conservare l’effettivo di tali proprietà ed amministrarle in conformità delle regole che concernono l’usufrutto.”
Questa norma afferma chiaramente il ruolo di Israele come amministratore delle terre pubbliche. I Regolamenti dell’Aja – in particolare questa disposizione – concernono situazioni di natura temporanea e sono impraticabili per realtà che durano per decenni. A testimonianza di ciò, la popolazione Araba è quadruplicata rispetto al 1967 risultando uno dei più grandi incrementi demografici del pianeta. Nuove infrastrutture sono state costruite per accogliere la crescita nella regione e Israele ha autorizzato nuove case, strade ed altri servizi pubblici che necessitano quindi cambiamenti alle terre pubbliche.
Per minimizzare queste modifiche al suolo pubblico non è chiaro se il ruolo di Israele sia quello di mantenere lo status quo secondo le leggi della Giordania, le quali hanno illegalmente sequestrato e annesso la zona, o di amministrare la regione secondo le leggi Britanniche che avevano un mandato internazionale sull’area in questione prima che i Giordani ne prendessero il controllo.
- La Giordania ha conquistato il territorio in una guerra offensiva contro Israele nel 1948-1949
- L’annessione avvenuta nel 1950 non è mai stata riconosciuta dalle Nazioni Unite
- L’area in questione faceva parte del Mandato Britannico di Palestina internazionalmente riconosciuto (dal 1922 al 1948)
Pertanto, per rispettare l’articolo 55 di cui sopra, quali regole erano adeguate per Israele? Le illegali leggi occupanti Giordane del 49 – 67 o quelle concesse dal diritto internazionale del Mandato Britannico (1922-1948)?
Se si opta per il mantenimento delle leggi Britanniche queste stabiliscono che a nessuno dovrebbe essere vietato di vivere nella totalità mandato (compresa Gaza, Israele e la West Bank) per motivi religiosi in base all’articolo 15 di tale Mandato del 1922:
“Il Mandato provvederà che una completa libertà di coscienza e il libero esercizio di tutte le forme di culto, nei limiti del mantenimento dell’ordine pubblico e della morale, siano assicurate a tutti. Nessuna discriminazione di qualsiasi tipo sarà fatta tra gli abitanti della Palestina per motivi di razza, religione e lingua. Nessuno potrà essere escluso dalla Palestina per motivi di fede religiosa.”
Per quanto riguarda l’uso di terreni pubblici (al centro dell’articolo 55 dei Regolamenti dell’Aja), il Mandato Britannico afferma chiaramente che questi saranno utilizzati per l’insediamento Ebraico:
“L’amministrazione della Palestina, garantendo nel contempo che i diritti e la posizione degli altri strati della popolazione non siano pregiudicati, faciliterà l’immigrazione ebraica in condizioni adeguate ed incoraggerà, in collaborazione con l’agenzia ebraica di cui all’articolo 4, un racchiuso insediamento di Ebrei sulla terra, inclusi i terreni pubblici e la terra sprecata non necessaria ai fini di utilità pubblica.”
Sotto il governo Britannico gli Ebrei sono stati incoraggiati a vivere in tutta la Giudea e Samaria, inclusi i terreni pubblici, perciò non può essere considerato illegale per nessuno di loro stabilirvisi.
L’unico motivo per cui può essere considerato illegale per gli Ebrei spostarsi e stabilirsi nella West Bank è se sono da considerarsi in vigore nell’area le leggi Giordane. Tuttavia, anche se si dovesse ritenere che, nonostante il sequestro forzoso e l’annessione illegale, tali norme siano ancora valide, può una legge suggerire che siano lecite queste particolari disposizioni in flagrante violazione della Convenzione di Ginevra le quali in modo razzista hanno sfrattato ed impedito agli Ebrei di vivere su quella terra?
Per di più, se le azioni Israeliane di trasferimento di Ebrei oltre la Green Line sono in qualche modo da considerarsi illegali (e non è questo il caso), l’articolo 3 dei Regolamenti dell’Aja stabilisce che “La Parte belligerante che violasse le disposizioni di detto Regolamento sarà tenuta, se vi ha luogo, al risarcimento del danno.” Perciò il rimedio sarebbe una sanzione economica, non lo sfratto degli Ebrei.
(Da notare anche che l’articolo 40 dei Regolamenti dell’Aja ha fornito ad Israele il diritto di attaccare la Giordania dopo che questa aveva rotto l’armistizio, firmato nel 1949, nel 1967)
La reinterpretazione per Israele delle Nazioni Unite
Fin dal 1967 le Nazioni Unite hanno realizzato diverse risoluzioni di condanna verso Israele per una vasta gamma di azioni percepite come “peccati”, ad esempio la famigerata risoluzione “Sionismo è razzismo” del 1975. Molte risoluzioni hanno invertito il senso della Convenzione di Ginevra, ad esempio la risoluzione Consiglio di Sicurezza ONU del 1980 la quale ” Deplora la decisione del Governo Israeliano di sostenere ufficialmente gli insediamenti nei territori Palestinesi e Arabi occupati nel 1967.” Inoltre prosegue affermando:
“Tutte le misure adottate da Israele per cambiare il carattere fisico, la composizione demografica, la struttura istituzionale o lo status dei territori Palestinesi e Arabi occupati dal 1967, Gerusalemme inclusa, o comunque parte di queste, non hanno nessun valore legale e le pratiche di insediamento della sua popolazione e dei nuovi immigrati in quei territori costituiscono una flagrante violazione della Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra costituiscono un serio ostacolo al raggiungimento di un accordo di pace globale, giusto e duraturo in Medio Oriente.”
Sostenere che i “nuovi immigrati” (molti dei quali sono effettivamente ritornati alle loro residenze del 1949) sono una minaccia alla sicurezza della popolazione esistente è xenofobia nella sua forma più estrema. Il motivo per cui non costituiscono una violazione alla Quarta Convenzione di Ginevra è stato ben spiegato precedentemente.
Lo status di Gerusalemme
L’inclusione di Gerusalemme è espressiva degli attacchi delle Nazioni Unite contro Israele. La Grande Gerusalemme e la Grande Betlemme sono state progettate per essere un ” Santo Bacino” internazionale secondo il Piano di Partizione – né Arabo né Israeliano – del 1947. Dopo aver attaccato Israele, la Giordania ha sequestrato e annesso la metà orientale di Gerusalemme mentre le Nazioni Unite rimasero in silenzio. Nessuna dichiarazione di condanna all’invasore Giordano arrivò dall’ONU per tutto il periodo in cui controllò il territorio. Tuttavia, quando Israele prese il controllo di Gerusalemme annettendola nel 1980 cominciarono le tirate da parte delle Nazioni Unite sulla natura illegale dell’autorità Israeliana. Le mozioni ONU sono assurde e doppiogiochiste nel concedere una tacita approvazione all’illegale annessione Giordana di Gerusalemme e nel condannare Israele per lo stesso motivo. Se è stata vista come ammissibile la cattura, in una guerra offensiva, di una città prevista come internazionale da parte dei Giordani, come può essere vista da meno quella Israeliana avvenuta in una guerra difensiva?
Le dinamiche in corso a Gerusalemme sono diverse rispetto a quelle della West Bank dal momento che nella parte orientale della città fu offerta da Israele a tutti i residenti la cittadinanza (invece quasi tutti gli Arabi rifiutarono e presero i documenti di soggiorno). Per questo le clausole del diritto internazionale di offrire la cittadinanza ai residenti non sono applicabili alla metà orientale di Gerusalemme (mentre è ancora rilevante nella West Bank).
Come rivisto in precedenza, Israele si attiene al diritto internazionale in materia di Ebrei che vivono ad est della Green Line. Tuttavia, le reinterpretazioni del diritto da parte delle Nazioni Unite solo quando è applicabile ad Israele – sia per i movimenti nazionali, come il sionismo, sia per permettere agli Ebrei di muoversi liberamente come gli altri popoli nelle terre in cui hanno vissuto per migliaia di anni – non è diritto ma Antisemitismo.
Traduzione a cura di: Mario Del Monte