“Israele è uno stato di apartheid”, “la società israeliana è razzista”, “gli arabi israeliani sono dei cittadini di serie B”… Non si contano più questi ritornelli menzogneri, ignoranti, che mirano ad infangare l’immagine di Israele ed a delegittimare quella che è l’unica democrazia del Medio Oriente dove tutti i cittadini hanno gli identici diritti e le stesse speranze di poter raggiungere il successo. La prova ce la fornisce questo elenco di 10 arabi che hanno saputo cogliere le loro chances diventando delle personalità importanti in Israele. Che siano degli sportivi, degli uomini d’affari, o dei diplomatici, sono tutti riusciti, attraverso i loro percorsi e le loro realizzazioni, a creare l’orgoglio dei loro compatrioti. A quelle cattive lingue che vedessero queste 10 personalità come individui isolati, non rappresentativi dell’insieme degli arabi israeliani, si può ribattere che ci sarebbero volute pagine e pagine per compilare la lista di quegli uomini e quelle donne che si sono pienamente conquistato il loro posto in seno alla società israeliana.
È opportuno ricordare qui che gli arabi rappresentano un po’ più del 20% della popolazione israeliana, e sono cioè 1,8 milioni di persone. Se pur esistono sempre delle disparità, questi esempi sono la prova che aver successo rimane sempre possibile, qualunque sia la vostra religione, la vostra età o il vostro sesso. E questo vale nonostante i fantasmi del BDS e dei loro amici anti-sionisti.
Walid Aboulafia
Ecco qua uno degli uomini più ricchi di Israele. Si tratta del proprietario delle panetterie Aboulafia che fanno la gioia degli israeliani. La prima fu aperta nel 1879 a Giaffa. In essa si propongono delle deliziose tortine e i bourekas alla cipolla o al formaggio, ma anche dei pitots farciti di patate e funghi. Insomma, l’avete capito, è LA panetteria da non mancare durante il vostro soggiorno in Israele. Se poi la piccola panetteria familiare ha dato vita a delle nuove succursali ovunque nel paese, è proprio a Giaffa, là dove è nata la prima, il luogo nel quale bisogna andare.
Salim Joubran
Giudice permanente presso la Corte Suprema dal 2003, Salim Joubran è l’uomo che ha mandato in prigione l’ex presidente israeliano Moshe Katsav nel processo svoltosi nel 2011. Riconosciuto da tutti per le sue competenze di diritto criminale, è in soprattutto noto per la sua severità di fronte ai crimini sessuali o legati alla droga. Di origine libanese e di religione maronita, questo signore di 68 anni si è laureato in diritto presso l’Università ebraica di Gerusalemme. Egli esercitò la professione come avvocato per 12 anni in uno studio privato prima di diventare giudice presso il Tribunale di Haifa nel 1982. Da lì proseguì la sua carriera fino a diventare alla fine un membro a pieno titolo della Corte Suprema dello Stato di Israele. Scusate, parlate forse di discriminazione?
Ashraf Barhom
Si è iniziato a conoscerlo nel film “Il Regno” del 2007 nel quale interpretava il ruolo del colonnello Faris Al-Ghazi di fianco a Jamie Foxx. Altri successi non hanno poi tardato ad arrivare. Con “La Sposa Siriana”, “Libano”, o, ancora, “L’alba di un Impero”, Barhom si è imposto come una delle maggiori personalità del cinema israeliano. A dimostrazione di questa notorietà, egli ricopre il ruolo di protagonista nella serie americana “Il Tiranno” che viene trasmessa attualmente negli Stati Uniti per la seconda stagione consecutiva. Egli è un dittatore di un paese del Medio Oriente che cerca in tutti i modi di conservare il suo potere e di far fronte alla spinta dell’islamismo radicale nel proprio paese. È dunque uno sceneggiato di grande attualità nel quale Barhom avvince per il suo realismo, a fianco di Adam Rayner e di Jennifer Finigan. Nato nel piccolo villaggio di Tarshiha, in Galilea, Berhom si considera come un “ibrido dal punto di vista culturale”. Ciononostante si considera più semplicemente come un “mammifero che vivrà fin nei dintorni dei 70 anni, che crede in Dio e che ama la propria vita”.
Walid Badir
Il 26 agosto del 2013, nello stadio Bloomfield di Tel Aviv, in occasione dell’ultima partita della sua carriera, Walid Badir ha ricevuto una memorabile standing ovation dai tifosi dell’Hapoël. Bisogna dire che Badir è l’uomo delle 240 partite giocate coi Rossi, quasi tutte come capitano, e soprattutto delle 74 maglie della squadra nazionale. Primo capitano arabo dei bianco-blu, Badir si era fatto notare, in particolare, con un magnifico goal segnato contro la Francia nel 2006 nel corso di una partita valevole per la qualificazione per la Coppa del Mondo. Giocò prima a centro campo e poi come difensore. È proprio questa polivalenza che gli permise di occupare un posto di primo piano nella selezione israeliana durante gli anni 2000. Anche se oramai si è ritirato, rimane una figura centrale del calcio in Israele e continua ad ispirare i giovani israeliani per la ricchezza del suo palmares (5 volte vincitore nel campionato e 3 volte nella coppa di Israele) e per il suo amore per la maglia della nivheret.
Ali Yahya
Primo ambasciatore arabo dello Stato di Israele all’estero, il percorso dell’uomo nato a Kfar Qara dimostra che si può essere un arabo israeliano ed avere successo nel mondo politico. Dopo essersi diplomato in storia e letteratura araba presso l’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1970, fu inizialmente coordinatore presso il ministero degli Esteri con un incarico nel processo di Pace in Medio Oriente. Mentre teneva dei corsi di cultura araba presso l’Università di Tel Aviv, nel 1995, venne nominato ambasciatore di Israele in Finlandia dove rimase fino al 1999. Tornato in Israele egli divenne né più né meno che responsabile delle Trattative di Pace di Aqaba e divenne pure presidente dell’Abraham Fund, una associazione dedicata a far progredire la coesistenza tra cittadini ebrei ed arabi. Nel 2006 il governo lo nomina ambasciatore in Grecia a testimonianza del suo saper ascoltare ma anche agire, qualità queste molto preziose nel mondo della diplomazia. Grazie alla sua opera in favore della cooperazione giudeo-araba, ricevette nel 1994 il premio della ” Promozione della Pace attraverso la Lingua e la Cultura” assegnatogli dal Senato americano.
Rana Raslan
È bella, è sorridente, è israeliana: Rana Raslan è stata la prima Miss Israele di origine araba. Nel 1999 il suo charme supera di gran lunga quello delle avversarie e rappresenta con orgoglio il proprio paese nel concorso di Miss Universo. La giovane donna, originaria di Haifa, di religione musulmana, dimostra ancora una volta ai detrattori di Israele che anche nel mondo della moda l’origine o il colore della pelle non hanno peso alcuno. Molti paesi dovrebbero imparare la lezione…
Mira Awad
Cantante ed attrice di talento, questa donna originaria di Rama, di 40 anni, è molto conosciuta per aver rappresentato Israele al concorso canoro Eurovision nel 2009 insieme a Noa. La loro canzone “There must be another way” era un inno alla cooperazione, alla fratellanza, alla coesistenza tra Ebrei ed Arabi. Nonostante un deludente 16esimo posto, l’essenziale era altrove. Le due giovani donne hanno saputo mostrare la vera faccia della società israeliana, quella cioè dei forti legami tra Ebrei ed Arabi che fanno di tutto per lavorare insieme e migliorare il proprio quotidiano. “I miei amici sono tutte persone scelte e riunite insieme attorno a me nel corso degli anni, una bolla sana e protetta fatta di amici vicini e di colleghi legati da fondamenti comuni che non si preoccupano della “razza”, della nazionalità o della religione. Sono solo, appunto, degli esseri umani che condividono una certa comprensione del mondo” aveva recentemente dichiarato Awad.
Asala Shahada
Originaria della città di Sakhnin, la giovane ragazza a 17 anni ha vinto la medaglia d’oro alle Maccabiadi nella disciplina dei 200 metri di nuoto a farfalla. Halaj Shahada, suo padre, era evidentemente felicissimo e fiero della propria figlia dopo la sua folgorante vittoria: “Le Maccabiadi non si rivolgono soltanto agli Ebrei, ma anche a tutti gli Israeliani, ed io sono fiero di essere Israeliano”. E così molte feste si sono tenute nella città di Sakhnin dove vive la famiglia Shahada. Già nel 2004 il goal fondamentale segnato da Abbas Suan, originario di questo luogo, per la squadra nazionale israeliana di calcio, durante le fasi eliminatorie della Coppa del Mondo, aveva nello stesso modo suscitato grandi festeggiamenti.
Georges Deek
Si era fatto conoscere dal grande pubblico nel mese di Novembre 2014 con un formidabile discorso, impressionante per la sua precisione storica e per la sua lotta contro i pregiudizi carichi di odio di molti Stati nei confronti di Israele. Diplomatico, capo missione aggiunto presso l’ambasciata israeliana ad Oslo, ha inizialmente compiuto dei brillanti studi di diritto all’IDC di Hertzliya prima di iscriversi presso l’Ordine degli avvocati di Tel Aviv. Egli entra quindi presso lo Studio internazionale di avvocati Baratz, e viene successivamente selezionato dal ministero degli Affari Esteri per essere stato uno dei 30 candidati a vincere un concorso al quale avevano partecipato oltre 2800 candidati. ” Sono io stesso molto fiero delle mie origini e di essere israeliano. Io credo nell’accettazione, nell’apertura e nella tolleranza” ha dichiarato recentemente questo meraviglioso esempio di integrazione della comunità araba cristiana in Israele.
Mohamed Zoabi
È forse il migliore per finire questa carrellata. L’individuo più coraggioso tra queste dieci personalità già, di per sé, molto valorose. Oltre un anno fa, poco prima del rapimento e dell’assassinio di 3 giovani adolescenti israeliani, Mohamed Zoabi, di solo 16 anni, pubblica un video nel quale lo si vede testimoniare il proprio amore per lo Stato di Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente. Originario di Nazareth, la sua energia e il suo dinamismo stupiscono. Orgoglioso della sua identità musulmana ed israeliana, perora la causa di un rafforzamento della coesistenza ed invita i suoi compatrioti arabi a integrarsi maggiormente nella società. Nipote della deputata israeliana molto discussa Hanin Zoabi, il giovane ha ricevuto minacce di morte che lo hanno convinto ad abbandonare il proprio paese per gli Stati Uniti. Ciononostante Mohamed ha continuato, e continua tuttora, ad affermare la propria riconoscenza nei confronti di Israele. E questo a discapito di sua zia. “Ciò che posso fare e che farò, qualunque siano le difficoltà, le tempeste ed i pericoli, è difendere sempre ciò che è giusto. Qualunque cosa succeda, difenderò lo Stato di Israele ed il popolo di Israele: il MIO popolo”.
Giunti a questo punto mi permetto di aggiungere il primo commento pubblicato su coolisrael da Olivier Herz: non dimentichiamo l’eccellente Hossam Haick, professore presso il Technion di Haifa, inventore del “naso elettronico” che serve a rintracciare il cancro.
Traduzione di Emanuel Segre Amar da coolisrael.fr
Testo originale su: coolisrael.fr/25122/10-arabes-israeliens-parmi-dautres-qui-font-la-fierte-disrael